Mixing berries, mixing words, mixing languages: et voilà! come creare un cocktail meraviglioso in pochi semplici passi. A quanto pare per Honeybird & The Birdies mixer e shaker non hanno assolutamente segreti. Il loro album d’esordio, appena sfornato dal trio italoamericano, è un viaggio colorato, al punto che nemmeno il guardare in un caleidoscopio renderebbe meglio l’idea.
Quindici brani in qualsiasi lingua: inglese, spagnolo, francese, portoghese e qualcosa di non meglio specificato che, a leggerlo, sembra uscito da un libretto di istruzioni dell’Ikea, ma chissà. Un numero imprecisato di generi musicali da cui attingere, strumenti inusuali da riportare alla luce, tante storie da raccontare. Un mix perfetto, quello che honeybird, p-birdie e ginobird ci servono facendoci fare un giro attorno al mondo. Alfa e omega? Macché, sono B+ e B- a scandire inizio e fine dell’album.
Le dieci corde del charango danno una nota sempre allegra alle tante piccole storie nonsense: ci sono api regine (Quemby The Queen Bee), puzzole idiote (La Bête Mouffette) e ottimi consigli da seguire: Don’t trust the butcher, he wants to sell you more meat than you’ll ever eat; accompagnati da ritmi un po’ funky, un po’ bossanova e, all’occorrenza, zumpappà.
È impossibile fare a meno di notare Tommy, piccola perla da riascoltare all’infinito, e la spensieratezza estrema che Pequenino Frango riesce ad infondere.
Detto ciò, remember: (honey)bird is the word.
Corri ad ascoltare Mixing Berries su Bandcamp.
SubTerra, l’indie label più copyleft che c’è.
(Da http://www.vitaminic.it/2010/12/honeybird-the-birdies-mixing-berries-duckhead-green-music-subterra/ )
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