Altro giro, altra corsa. Approdo al Rock en Seine in pieno pomeriggio, allegra e pimpante. Il popolo del festival è riunito dinanzi la grande scene dove, immerso nel tiepido sole parigino, ascolta placidamente Paolo Nutini. Opto invece per il piccolo palco de l'industrie dove ad attendermi c’è Martina Topley Bird che sostituisce, ahimé, gli Ou Est Le Swimming Pool. L’ex voce di Tricky dà il meglio di sé, strizzata in un abito da sera rosso fuoco e accompagnata dal valido batterista che, all’occorrenza, si traveste da ninja e strimpella un ukulele.
Tocca quindi a Jónsi, che sale sul palco addobbato di nastri come un albero di Natale e regala un set inaspettatamente acustico, causa strumentazione bloccata da qualche parte in Portogallo. Lo abbandono dopo qualche pezzo perché lo stomaco richiede le mie attenzioni. Mi faccio strada attraverso una quantità spropositata di gente di ogni età e mi rendo conto che la quasi totalità delle ragazze indossa orrendi collant smagliati. Spendo qualche minuto a calcolare la probabilità con cui tutti quei collant possano essersi rovinati e mi arrendo al fatto che - evidentemente - sono delle vere modaiole, mentre io coi miei jeans neanche lontanamente sdruciti sono completamente out. Cerco quindi rifugio nella moltitudine di colori e odori dei banchetti di cucina creola, giapponese, libica, abissina, italiana (ma la pizza cotta in un furgone? parliamone), argentina e spagnola, vero punto forte del festival.
È la volta dei Queens of the Stone Age con un’esibizione degna della loro fama alla quale non mancano, inevitabilmente, No one knows e Go with the flow.
The time has come, scende il buio e si accendono le luci sul coinvolgente live degli LCD Soundsystem, che riempiono il palco e fanno saltare la folla, senza risparmiarsi nemmeno l’ultimo singolo Drunk Girls e la storica Daft Punk is Playing at my House. Riecheggiano lontane le note di Teardrop, cantata a sorpresa da Martina Topley Bird assieme ai Massive Attack. A questi ultimi preferisco il terzo palco, dove Jello Biafra - voce storica dei Dead Kennedys - cicciotto si dimena e fa facce buffe sul palco chiudendo immancabilmente con Holiday in Cambodia.
Volge quindi al termine la seconda giornata coi 2ManyDJ’s, che omaggiano i presenti LCD Soundsystem e QOTSA inserendo loro brani nel mix; passano poi con nonchalance dagli AC/DC a Mr.Oizo, ammiccando ai francesi Phoenix con la hit If I ever feel better e chiudendo in bellezza in una nuvola di coriandoli e luci con i Joy Division.
Arranco felice, dolorante e fuori moda verso la macchina, impaziente di godermi la terza giornata. Intanto, per stasera... love will tear us apart, again.
OH MY GOD, ma come??? abbandonato Del Naja e socii perché li hai già visti mille volte???
RispondiEliminadomanda ma Jimbo Murphy l'ha fatta 'New York, I Love You'?
Si, hanno chiuso con quella, mi pare :)
RispondiEliminaLineup strepitosa, ti sarai divertita un sacco ;)
@Fuffo: mannò, i Massivi non li ho mai visti live, ma... ehm. mi sa che io e te abbiamo gusti un tantino diversi :) btw, http://www.youtube.com/watch?v=DQE5TVEQRkE ;)
RispondiElimina@ToM: un sacco, se solo non ci fossi stato anche tu... :P